sabato 7 novembre 2020

Le tre Specchioni (specchie grandi) e i Gentili della Terra di Graziano.

Tempo fa un nostro concittadino, buonanima, mi mostrò un libro, interessante, dove erano annoverati i benefici del "Capitolo del Sacramento" datato 1771. Era molto interessante e, il mio intuito mi suggeri di fotografare pagina per pagina. Ebbene, fui fortunato perché a distanza di tempo il libro non si sa che fine abbia fatto e, il detentore ora non c'è piu buonanima.
A distanza di tempo, ripresi a consultarlo perché cercavo qualche elemento per lo studio sul sito "tombe a fossa scavate nel banco roccioso"
Nel cercare è saltato all'occhio una particolare annotazione di "rilevante" significato archeologico.
Ho riscontrato toponimi:
Soecchie
Calcara
Gentili
Graziano.


Le SPECCHIE tipici manufatti della Terra d'Otranto e della Murgia.
Le ipotesi sulla loro funzione sono ancora al vaglio dei ricercatori, secondo alcuni come torre di avvistamento, mentre altri come sepolture, quest'ultime databili all'epoca del Neolitico.

Calcara confine alla lama del Jazzo sua proprie confine vi sono tre Specchioni dell' antichi dove erano lì loro sepolti quali erano Gentili, che questa Terra alli detti si chiamava Graziano.

Specchioni, grosse specchie e, quindi la conferma che sono delle tombe.
I Gentili, nella frase, sono sepolti lì? E
se i Gentili sono i "pagani" , a quale epoca dovrebbero risalire questi personaggi? Periodo romano?
Quel Graziano (Terra) quindi toponimo, dovrebbe riferirsi ad un tempo lontano e dell'epoca dei personaggi "I Gentili".
Al riguardo, è la prima volta che mi trovo difronte a questo toponimo, che dovrebbe aprire nuovi scenari (la contrada Longobardo di cui le annotazioni dei possedimenti si trova a ridosso del centro di Santeramo.

Al di là della traduzione logica della frase e del significato di GENTILI (dal pluplurale latino gentēs con il significato ecclesiastico di "pagani, non-cristiani, naturalmente da approfondire) , l'aspetto interessante racchiusa in questa annotazione è la "conferma" che LE SPECCHIE (descritte come antiche) ERANO DELLE SEPOLTURE, sfatando gli studiosi che davano le stesse per "torre di avvistamento".
Trascrizione della dottoressa Carla Palma del ministero beni culturali.

Dal libro di partizioni capitolari del Sacramento di Santeramo
c.1
C.  Comprenzorio de fattizze comprati in questo Luoco detto Lognobardo/ diversi Canali e pianure e con li stremali confine come sotto notati e/ li sudetti sono comprati per lo sfoco del Iazzo e Piscine d’Acqua piovale/ che in tutto sono dette fattizze di                                                         ducati 20- 4/
                                                               Confine delli sopradetti/
A. Strada che indermedia alli nostri Canali Laqual strada viene da Santeramo/ in Grumo parte Carrettizia parte strada de Cavalcature, che passa da sopra/ alla piscina/
B. Calcara, che sta verso Lecidente allestremali Fattizze come vedi/
C. Calcara confine alla Lama del Iaccio sue proprie Confine visono tre specchioni/ dell’antichi dove erano li loro sepolcri quali erano Gentili, che questa Terra/ [menzo] alli detti si chiamava Graziano/
D.Luoco Con una Calcara dell’Eredi del quondam Rocco Solazzo alias Canacano distante/ dalli nostri Canali passi dodeci, che in termedia Lastrada/
E.E. Una Piscina ed Un pozzo d’Acqua Piovale della Casa/
F. Un fosso Seu Caverne Confine al nostro Parco machioso e fattizze/
G. Un'altra Caverna alla Lama del Iaccio come vedi/
H. Iaccio dove Albercano li Pastori con li loro pecore/
I. Luoco di Michele Crocefisso, che confine ad un Canale detto di Michele Nocco/
                                                   c.2             pianta dei luoghi (c.23)
c.3 (sembra riferirsi ad altra pianta)
E. Comprenzorio de fattizze e terre cocevole Con un Iaccio è due Piscine/ d’Acqua Piovale con  l’istremali Confine come sotto notati eli sudetti/ d’aera superficiale di Tommola 26 = 3 cocevole 8 – 2: ducati 34 grana 5/
A. Una Piscina magnifica d’acqua piovale con Canali seu Valle luoco seminatoriali/ come vedi confine al Parco arborato dell’Amendoni di detta nostra Casa di ducati 2-3-/
B. Piscinella avanti il Iaccio per uso de pastori, che alli presente resiedono/
C.C. Chiascia verso loriente con meza costa seu mezo Iazzo o ver mandra fatta/ cosi dalla compra ricevuta alla lettera C./
D. D. D.  alla Lettera de’ spechioni antichi dove si sono sepolti li Gentili alle stremali/ dell’antedetta Lettera C. spechioni numero sei come dalla Lettera D./
E. Canale della Casa con una strada, che viene dal Parco dell’Eccellentissimo Signor Pringipe/ d’Acquaviva, che indermedia dal mio Canale seminatoriale e passa/ Per Lamia Piscina e và in S.Eramo di ducati: 2 - 3-/
F. Un altro mio Canale, che confine alli Beni di Giacomo Lillo come vedi/ di ducati 9- grana 3/* 
G. Cucevole dietro al mio Iaccio Comprato, che confine alle/ Cocevole del Reverendissimo Cantore Contursi e strada antedetta di ducati 8 – 2*/
H. H. Chiascia seminatoriale di Giacomo Lillo ed un Carraro, che indermed[ia]/ tra Li mej beni è del detto Lillo ed all’altra Lettera H. Confine ad un altro/ Luoco Seminatoriale di detto Lillo vicino alla sua massaria e Carraro come sopra notati/
J. J. Jurii seminatoriali, che confinano alli miej beni del Signor Domenico Amendoni/
K. Parco dell’Eredi di Amendoni che confinano ad un mio Canale Corrente acqua/ piovale gronna alla mia Piscina come dalla Lettera A. si vede/




martedì 1 settembre 2020

Tombe a fossa scavate nel banco roccioso


Il terreno in oggetto, attualmente coltivato a cereali e, per lungo tempo incolto, è localizzato sul tratturo peuceta che univa Monte Sannace a Sidwion ( Monte Sannace – Santo Mola – Santeramo/Lupatia – Casal 
Sabini – Altamura – Gravina). Siamo tra il IX e il VI secolo a.C. 

CENNI STORICI
L’organizzazione della città di Lupatia, a seguito dell’attività agricola, molto probabilmente si sviluppò “a macchia di leopardo”, costituiti da nuclei abitativi a carattere sparso e, differenziati, da un numero limitato di capanne, non molto lontane le une dalle altre, inframmezzate da spazi vuoti. Praticamente vi era un nucleo centrale e vari nuclei minori. Questa tipologia è confermata dalla pratica funeraria di seppelimento vicino alle abitazioni. 
Dello stesso avviso è l’autore Emile Benveniste: Il Vocabolario delle istituzioni indoeuropee , Torino 1976, pag 
268: “ il paese stesso ha avuto origine tra due lame situate all’interno di un folto bosco, a mezza costa dell’altura del Monterrone , e la sua nascita è legata ad altri due fenomeni tipici dell’ambiente murgiano: la presenza di un laghetto carsico e quella di grotte naturali.

NUCLEO CENTRALE DELL’ANTICA LUPATIA
Scavo effettuato dalla Soprintendenza dal 7 al 28 maggio 1980 nel centro di Santeramo (orti di Adelaide 
Giandomenico)
L’abitato moderno di Santeramo era impostato su di un’area di frequentazione antichissima.
Costituito da strutture murarie con andamento curvilineo. Le fondazioni erano formate da tre allineamenti affiancati di blocchi calcarei informi, con spessore delle fondazioni di cm 30-40. Pavimento battuto in concotto e tufina. La Dimensione: mq 28.
Fu rinvenuto un fornello costituito da sottili strati sovrapposti di pietrisco, argilla e carbone, poggianti su di un piano di piccole lastre calcaree, sovrastante una grossa chiazza di cenere e carbone (nella relazione dello scavo) CRONOLOGIA: signori IX –VIII sec. a.C.

VARI NUCLEI MINORI DELL’ANTICA LUPATIA (1° nucleo - zona Monterrone)

Nella zona del “Monterrone “quota altimetrica 496 s.l.m. e “Zona Convento, dai ritrovamenti di materiale greco-romano: otto vasi monocromi a decorazione geometrica, una cuspide di lancia di ferro di età romana, 
alcune daghe etc.etc. (materiale depositato al Museo Archeologico di Altamura). Si segnalano altre tombe, 
saccheggiate, rinvenute durante i lavori di edificazione urbana.

SITO - Tombe a fossa scavate nel banco roccioso ( 2° nucleo – zona via Altamura)

Cenni storici:

Nell’ottobre del 2005, da informazioni (ricevute nell’anno 2010), durante una tremenda alluvione (causò la morte di una intera famiglia di Santeramo, per crollo di un ponte in località Cassano), la violenza dell’acqua cagiono un profondo slivellamento del terreno su Via Altamura, portandosi con se metri cubi di fango (fig. 
Nell’ottobre del 2005, da informazioni (ricevute nell’anno 2010), durante una tremenda alluvione (causò la
morte di una intera famiglia di Santeramo, per crollo di un ponte in località Cassano), la violenza dell’acqua 
cagiono un profondo slivellamento del terreno su Via Altamura, portandosi con se metri cubi di fango.
(tombe a fossa)

Lo spostamento della massa di fango, mise a nudo, alcune tombe, situazione apparsa agli occhi del confidente 
all’indomani del nubifragio. Le tombe erano scavate nella roccia (visibile circa 8, ma ce n’erano molte altre 
ancora fortunatamente coperte) tutte allineate, prive di contenuto (corredo interrato naturalmente o 
asportato??), così ricorda l’informatore.
(tomba a fossa scavata nel banco roccioso)
A seguito della segnalazione avanzata dal sottoscritto, fu disposto, grazie al Soprintendente dott. Antonio De 
Siena, un sopralluogo. La dottoressa Donata Venturo (già direttrice del Museo di Altamura, ora in pensione), 
accertò e confermo la presenza di: Tombe a fossa scavate nel banco di roccia. Al riguardo, la dott.ssa Venturo riportò due relazioni, inviate alla Soprintendenza Archeologica di Taranto (ho richiesto le copie con formale istanza, a tutt’oggi non pervenute).
Delle tombe coperte e segnalate nel 2010, una (n. 1) si presentava svuotata (agli occhi dell’ Ispettore Onorario dott. Vito Zullo) alla data del 3 agosto 2020.
(Tomba svuotata)

Struttura e dimensioni della tomba a fossa

Si tratta di una fossa stretta ed allungata dall’estremità ovale, scavata nel banco naturale roccioso. 
Lunghezza circa 1,40 x 40 e profondità di circa 25 cm. Per le dimensioni si direbbe che trattasi di:
Inumazione rannicchiata – E’ il rito più diffuso nel versante adriatico ed è molto attestato in Puglia ed in Lucania. Il corpo veniva adagiato all’interno del sepolcro, su un fianco, con la testa su una guancia, le gambe flesse o iperflesse, spesso accavallate be le braccia portate in avanti o ripiegate sull’addome. Non è una regola 
assoluta, ma sembra che la scelta del fianco su cui adagiare il feretro fosse condizionata dal genere: le femmine sul sinistro ed i maschi sul destro.

Orientamento
Le tombe a fossa scavate nel banco roccioso sono orientate sia lungo l’asse N-S sia E-W. Gli uni sono perpendicolari alle altre.
In territorio italico, l’orientamento più diffuso nei periodi più antichi tra quelli considerati è N-S mentre a partire dalla metà del VI sec. si diffonde anche la disposizione lungo l’asse E-W.
In generale, comunque, sono utilizzati diversi orientamenti in tutti i periodi senza che si possa associare la diposizione del sepolcro o del cadavere del defunto al suo interno, ad un particolare genere o ad una classe di età.

STRUTTURA quadrangolare ( fig. successiva) 
ubicata all’interno del podere. Il sito risulta interessante, oltre per la presenza di frammenti e delle tombe a fossa, per il piccolo agglomerato rurale che sembra essere posizionato in un’area favorevole ad un insediamento antico.
Osservazione:
Le tombe a fossa si concentrano nelle zone più piane, la loro cronologia è fissata, secondo il materiale rinvenuto tra il IX e il VI sec. a.C.
Le tombe a fossa sono ricavate nella roccia calcarea, la fossa, in questione, è di forma curva, ellittica. Nelle fosse il corredo può essere riunito intono alla testa, ma si registra la tendenza a depositare i piccoli oggetti vicino al cranio e, i più ingombranti nella parte inferiore del corpo. I defunti, potrebbero (condizionale d’obbligo) essere tutti indigeni, poco “ellenizzati”, ma in rapporto fin dall’inizio con i commerci greci (solo uno scavo scientifico chiarirebbe la natura degli abitatori del territorio di Santeramo).

Aggiornamenti (27 novembre 2020)
Grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli, ho potuto prendere meglio le misure della fossa tombale.
Lunghezza cm 1,20 circa
Larghezza cm 40 circa
Profondità cm 30 circa .
La minore profondità è dovuta all'erosione nel tempo del banco roccioso.
LAME (frecce gialle)
Si sottolinea inoltre il fatto che nell’area sono ben visibili, sempre da foto aerea, due lame, ora interrate, che 
come è noto, costituiscono spesso un elemento significativo che indica la presenza di siti archeologici, a volte anche pluristratificati.

Conclusione:
Gli enti locali hanno un ruolo nella gestione del patrimonio culturale e, questo è individuabile anche nei loro bilanci, per cui possono destinare parte delle risorse alla sezione dedicata alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali.
Si suggerisce, per la messa in sicurezza del bene archeologico esistente ed evidente (tombe a fossa scavate nel 
banco roccioso) di perimetrare l’area, con paletti di legno uniti da corde e, un cartello
indicante: Tombe a fossa scavate nel banco di roccia. E’ opportuno, inoltre, una
videocamera.
Santeramo 13 agosto 2020
Dott. Vito Zullo
Ispettore Onorario.
Bibliografia
Le valli del Sele e dell’Ofanto attraverso l’evidenza funeraria in età arcaica e classica (625-325 a.C.)
Michele Scalici .







domenica 24 maggio 2020

Specchio in Bronzo


Qualche anno passato mi capitò tra le mani, durante la mia attività di studio, un opuscoletto distribuito dal mensile locale Partecipare. In questo opuscoletto venivano descritti alcuni rinvenimenti trovati a Santeramo, tra cui uno specchio in bronzo.

Iniziai a verificare l'esistenza e, dopo un certo numero di giorni seppi che era stato consegnato al Museo di Altamura.

Dopo ottenuto l'autorizzazione dalla Soprintendenza di Taranto, mi recai al Museo di Altamura per fotografarlo (la foto allegata).

Ottenni su richiesta il verbale di consegna firmato dall'allora Ispettore onorario De Santis, sul quale la funzionaria archeologa dottoressa Donata Venturo, poi direttore del Museo, scrisse "falso".

A giudicare dalla vista NON sembrava essere falso.
Chiesi ai vari componenti dell'allora associazione dove avessero trovato quello specchio, ma nessuno mi diete una spiegazione logica.

Chiesi alla dottoressa funzionaria che prese in carico il manufatto del perché avesse scritto "falso". Ebbene mi rispose dicendomi che essendo di manifattura Etrusca e poiché gli etruschi non erano presenti in Puglia e Santeramo, era FALSO.

Spiegazione illogica e senza fondamento scientifico.

Ho iniziato a fare ricerche per trovare riscontri e, a contattare alcuni Autorevoli esperti....

Fermo restando le leggerezze nell’interpretare un manufatto su base soggettive, facendo ricerche ho riscontrato che i Greci hanno conosciuto tre tipi:

gli specchi con manico, gli specchi con supporto e gli specchi a scatola.

Quello in esame dovrebbe appartenere alla seconda categoria, quella degli specchi con supporto, fatti per essere utilizzati e appoggiati, sono frequenti nel VI e V sec. a. C., in particolare nella produzione peloponnesiaca . La parte che sostiene il disco e il suo zoccolo sono decorati con motivi simili a quelli degli specchi con manico: Cariatidi dal corpo fanciulle.

Ho contattato una delle autorevoli studiosi di specchi in bronzo, l'archeologa dottoressa Tonia Gianmatteo di Venosa, la quale dopo un approfondito studio mi ha comunicato:

Specchio in bronzo.

Santeramo in Colle (Ba)

Museo Archeologico Nazionale di Altamura.

Oggetto molto interessante e unico. Non si trovano confronti (editi). Particolare è la figura femminile del manico (della quale ci sono alcuni confronti), che nella raffigurazione rimanda all’arte greca, poggiata sulla base, che sembrerebbe (dalla foto è difficile capirlo con certezza) raffigurare una tartaruga (tra l’altro singolare anche in quanto poggiante). Le raffigurazioni sulla parte esterna del tondo sembrerebbero dei fiori stilizzati a rilievo alternati a scarabei (???). L’immagine rappresentata nel tondo (figura femminile stante di profilo, vestita con chitone e himation, con le mani sollevate probabilmente nell’atto di benedire o incoronare una figura maschile di profilo, raffigurata nuda, leggermente chinata nell’atto di accarezzare un cane, quasi al centro della scena) presenta caratteri iconografici tipici dell’arte greca arcaica. In particolare la figura femminile è raffigurata come una kore.

Kore


La produzione di specchi in bronzo è attestata in particolare per l’area etrusca e ci sono anche diversi casi di ritrovamenti in altre aree come oggetti di importazione. 

Tuttavia, anche in Calabria nel V-IV secolo a.C. sono documentati specchi in bronzo con manico, caratterizzati da uno stile figurativo influenzato in modo particolare dall’arte egea. Lo specchio in questione, dal punto di visa dell’iconografia, rimanda al mondo greco o magno greco. 

Non mancano, inoltre, documenti di specchi in bronzo di età romano-imperiale. Nella maggior parte dei casi sono stati ritrovati in contesti funerari.

Per quanto riguarda la produzione e la datazione, non risulta possibile avanzare ipotesi in quanto mancano confronti e non ci sono dati relativi al contesto di provenienza. Su base iconografica e stilistica, le raffigurazioni rimandano all’arte greca arcaica (oggetto di importazione???). Potrebbe anche essere un prodotto di manifattura etrusca, come emerge dal confronto tra le figure del manico:


 

In ogni modo la tartaruga era consacrata ad Afrodite e, la figura femminile nuda potrebbe essere lei.

Ricordiamo che anche Mercurio, aveva questa funzione di messaggero degli dèi ed aveva i sei segni sacri roku-jo, simboleggianti amicizia, fedeltà, carità, sincerità, contemplazione e saggezza, riconoscibili sulle linee del guscio, le cui celle esagonali erano stilizzate nel kikko, uno dei motivi più antichi usati dai samurai per ornare le vesti.

giovedì 7 maggio 2020

sabato 2 maggio 2020

MAPPE a CONFRONTO - SANTERAMO e LUPATIA

Ho messo a confronto le antiche mappe per confermare che l'attuale Santeramo coincide con l'antica Lupatia


Sulla direttrice Lago di Battaglia – Santeramo (Eramo)

Stessa direttrice Lago di Battaglia–Santeramo (S.Ermo).Da notare la curva dell’altopiano delle  Murge con la posizione di Santeramo

Curva dell’alto piano delle Murge con la posizione di Santeramo

Curva dell’alto piano delle Murge con la posizione di LUPATIA/Santeramo

lunedì 6 aprile 2020

FEUDO della MORSARA

Santeramo, dopo la caduta dell’abitato Peuceta, rimasta orfana per molto tempo, il suo territorio fu conteso tra Matera (a Sud- Sud/Ovest) ed Acquaviva delle Fonti (Nord-Nord/Est).
 

Sono partito da un documento del XIV sec. nel quale veniva citato il toponimo Morsam , quasi ad indicare un luogo abitato, termine ripreso nel Libro dal Prof Pietro Dalena: Da Matera a Casalrotto-civilta' delle grotte e popolamento rupestre. Interpellato il Prof. Dalena, mi risponde che:  Penso si tratti di un insediamento demico.

 

Nel Fondo Carafa-Caracciolo (Archivio di Stato di Bari) trovo:

1560 marzo 10, Santeramo in Colle

Francesco Iacobellis, utriusque iuris doctor di Gioia del Colle, vende a Giovanni Tommaso Carrafa di Napoli, figlio del defunto [Antonio Francesco], conte di Ruvo, un feudo disabitato, denominato “Lo feudo della Morsara”, con una torre, varie fosse per il grano, grotte, pozzi, paludi ed altre pertinenze, sito in territorio di Matera, dell‟estensione di 696 tomoli, secondo la vecchia misura della terra di Santeramo in Colle, - acquistato dai fratelli Angelo, utriusque iuris doctor, Cesare, Stefano, Agapito ed Orazio de Episcopo, da Gaspare Cotignola e dai fratelli Giovanni Maria, Fabio e Ascanio de Arcella, tutti di Acquaviva delle Fonti, - per il prezzo di 655 ducati e 3 tarì.

Tenuto conto che la Soprintendenza di Taranto, nella zona, individuò un insediamento Ellenistico del IV sec a. C. (masseria Giandomenico), il quale fu abitato per lungo tempo, a seguito dei rinvenimenti di monete imperiali e vasellame (potrebbe, lo stesso, confluito nell’abitato “demico” del prof. Dalena??, il relitto della Morsaram??).

Riguardo al Feudo, doveva essere localizzato nell’area da me segnata con cerchio rosso, nelle vicinanze della torretta (cerchio giallo) e adiacente al sito peuceta di masseria giandomenico (cerchio verde), dove è anche localizzato un villaggio neolitico trincerato (segnalato e confermato dalla Soprintendenza). Vedi allegato.

 

Bèh, ho cercato di capire qualcosa attraverso il toponimo Morsara

 

Riguardo al toponimo Morsaram, gia' un documento precedente (1195 pergamena del Codice Diplomatico Barese, siamo a ritroso di circa 200 anni) veniva riportato come Lama Ursara, quest'ultimo, secondo un principio di deglutinazione: dovrebbe derivare dal latino in Lama Ursaria diventando in volgare Lama Orsara per semplice elisione, Lamâ Orsara, poi Lamorsara e quindi, poiché il La iniziale e' sentito come articolo, giunge cosi' a La Morsara.

 

Quindi la radice d'interesse è "Ursaria" ed è' li che bisogna cercare ed analizzare. Tutto quello che attiene a Morsaram, Morsara, Mors e' inesistente etimologicamente perché interamente da ascrivere alla deglutinazione.
La radice d'interesse è URSARIA




 Son partito da questo toponimo e, mi sono chiesto se potevo collegarlo al nome Ursentum.



Il nome di Ursentum (Ursentini, antichi  popoli Lucani, citati da Plinio) sembra derivare dal luogo abitato dagli orsi, come Ursaria nell’Istria. Questo per la frequenza di popoli nell'area di masseria Giandomenico, abitato frequentato fino età imperiale.

E’ lo stesso Plinio il vecchio, che ricorda gli Ursentini, come popoli dell’orso (PLINIO IL VECCHIO, Naturalis historia, VIII, 54.). Plinio non ha mai serbato alcun ordine topografico, per cui è ancora ignota la sua localizzazione


Il toponimo risale ad una forma osca derivata dal sostantivo latino ursus „orso‟ < IE *rek‟sos „orso‟.

L‟uscita -entum deriva dal suffisso collettivo IE *uent „pieno di‟. Alcuni linguisti (UTET) prediligono la derivazione da una radice pre-IE *urs-.

Ursaria (santeramo, un tempo il territorio era di pertinenza di Matera – Lucania)

Terras Lama Ursaria = Luoghi di Orsi

È ragionevole ipotizzare l’accostamento di Ursentum con Ursaria , entrambi etimologicamente derivanti da “orso”,

è possibile anche che il luogo di lama ursaria (territorio di Matera, quindi Lucania) , chiamata così perché un tempo abitato dalle tribù degli Ursentini.


Ho avuto uno scambio di opinioni con vari linguisti, di cui uno in particolare il Prof. Borghi


ecco la risposta (prof Borghi):

Il massimo collegamento con cui si possono unire l'etnico Ursentinī (il passo di Plinio mi risulta però III, 98 = III, 15, no?) e Lama Ursārĭă* è il nome comune dell'orso. Se Ursentinī (o la sua verosimile base derivazionale, il toponimo *Ursentum) deriva dal nome dell'orso (il che è solo un'ipotesi; è la più verosimile, ma resta pur sempre un'ipotesi), questo nome dell'orso sarà quello osco (generalmente ricostruito come *orss, dal protoitalico *orsos) e la motivazione sarà che in zona c'erano orsi o qualche elemento loro correlato; da questo stesso fatto può aver avuto origine la qualifica – stavolta latina e non osca – di Ŭrsārĭă detta della Lama (che non è per forza di origine preindoeuropea). Ŭrsĕntīnī e Lamă Ŭrsārĭă* possono dunque essere entrambe formazioni sul nome comune dell'orso; non c'è invece alcun rapporto più stretto (Ŭrsārĭă – che è solo latino, non osco – non deriva direttamente né da *Ŭrsĕntŭm né da Ŭrsĕntīnī).

 La mia controrisposta (vito zullo)


Il Ursaria*, deriva dal latino ŭrsŭs;

Ursentinī (o la sua verosimile base derivazionale, il toponimo *Ursentum) deriva dall’osco, generalmente ricostruito come *orss, dal protoitalico *orsos  (ipotesi, la più verosimile). Quindi:

Ŭrsĕntīnī e Lamă Ŭrsārĭă* possono dunque essere entrambe formazioni sul nome comune dell'orso;

Ŭrsārĭă – che è solo latino, non osco – non deriva direttamente né da *Ŭrsĕntŭm né da Ŭrsĕntīnī.

Premesso ciò, vorrei aggiungere che adiacente, ripeto adiacente a lame ursare, ci sono due toponimi:

Corrente del toro ; Lama di lupo . Entrambi animali totemici delle popolazioni italiche, tra cui gli Osco (di cui i Lucani/Ursentini) .

C’è un nesso???Con la nostra questione di Ŭrsĕntīnī e Lamă Ŭrsārĭă

risposta del prof Borghi

   Il nesso con Lama di lupo e Corrente del toro è che sono tutti e tre toponimi di motivazione terionimica, ognuno da un grosso mammifero diverso; inoltre sono tutti e tre (neo)latini, quindi il rapporto con Ŭrsĕntīnī sta solo nella comune motivazione terionimica, ma l'epoca è diversa, più tarda (Ŭrsĕntīnī può essere prelatini, gli altri tre no, al massimo possono essere traduzioni di nomi prelatini)

controdeduzione (vito zullo)

Mi scusi, sono abituato a ragionare e ad avere dubbi. Se:

Ŭrsārĭă  –è solo latino;

Ŭrsĕntŭm - Ŭrsĕntīnī  è prelatino;

Entrambi stesso significato, cioè Orso .

Ŭrsĕntŭm - Ŭrsĕntīnī, perché OSCO???



A) per il significato???


B) per averlo citato Plinio come appartenente ai popoli Lucani/enotri ????

Sono tutte ipotesi. Potrei ipotizzare,  che Ŭrsārĭă é stata latinizzata da una parola prelatina di derivazione OSCO, visto il significato uguale.

Oppure altra lingua prelatina, la stessa della parola Ŭrsĕntŭm - Ŭrsĕntīnī (se non OSCO).

risposta del prof Borghi

Pensavo all’osco appunto per l’appartenenza ai Lucani (visto che non c’è una localizzazione sicura); l’alternativa sarebbe il peucezio-messapico, tuttavia meno probabile, perché “orso” si dice ŭrsŏ-  o simili solo nelle lingue italiche (in messapico sarebbe del tutto diverso, qualcosa come *ărxtăs).

Se Ŭrsārĭă* è una latinizzazione di una parola osca, quest’ultima sarebbe *Ŭrsāziiú

Concludo dicendo che sono tutte ipotesi, di cui la mia potrebbe, condizionale d'obbligo, essere la più veritiera

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