martedì 17 maggio 2016

INSEDIAMENTO PEUCETA DI MASSERIA BONIFACIO

di Vito zullo

Questo scritto ancora una volta vorrebbe sensibilizzare l’opinione pubblica al fine di augurare

l’elaborazione di un progetto di ricerca sistematica nel nostro territorio.

La vasta area delle masserie Di Santo e Bonifacio era già stata segnalata alla Soprintendenza Archeologica di Taranto dall’allora Ispettore Onorario Prof. Gianni De Santis: 

Nei pressi delle masserie Di Santo e Bonifici abbondano le tracce di un sito ellenistico, l’area restituisce

contrappesi fittili per telai da tessitura, anche sigillati, cucurbitulae, frammenti di ceramica arretina
(materiale depositato Museo Archeologico Altamura)
unitamente a grandi quantità di ceramica decorata per lo più a motivi geometrici o dipinta a vernice nera

lucida, ed a oggetti d’uso comune come lucerne fittili e macinelli. (rivista mensile Partecipare n. del

Monumenta Maiorum – Appunti per un bilancio delle emergenze archeologiche nel territorio di Santeramo).

La scoperta a fine maggio del 2009, di varie tombe antiche in territorio di Santeramo da parte del

gruppo di volontari della locale Archeoclub, continuamente impegnati a proprie spese. Le

sepolture risalgono a due tipologie di periodi di cui il primo è del VII-VI e l’altro del IV secolo a.C.,

perfettamente allineate, alcune secondo gli assi Est-Ovest e, altre orientate a Nord-Sud, segno

della sovrapposizione di più civiltà in una zona ricca archeologicamente e più volte segnalata alla

Soprintendenza competente. La tomba più antica appartiene certamente al periodo preellenico,

perché relativa al villaggio indigeno, preesistente all’istallazione di coloni greci. Le tombe

preelleniche appartengono a una comunità della cultura meridionale delle tombe a fossa con

lastrone di copertura, della prima età del Ferro.

Le tombe rinvenute in un uliveto sono della stessa tipologia sepolcrale dell’area archeologica di

monte Sannace, pertanto della stessa epoca : tombe a terragna, tombe a sarcofago polilitico


formato semicamera, tombe a l’enchytrismos 


Tomba a terragna scavata nella nuda terra.



Oltre alle sepolture sono venute alla luce resti di abitazioni. La zona presenta i segni di un grande
sarcofago peuceta

insediamento di antiche popolazioni greche sovrapposte a locali indigeni. L’area interessata è estesissima e le tracce si riscontrano su tutta una superficie di circa 30 ettari. L’insediamento aveva, sicuramente, un nome e dai manufatti riscontrati sia in passato sia attualmente, doveva trattarsi di una città Peuceta con influenza Messapica, poiché situata ai confini delle due zone, edoveva essere di notevole importanza.

Pesi da telaio ( depositati museo Archeologico Altamura)


Diversi frammenti peuceti, italioti e enotri 
Da oltre 50 anni il materiale più pregiato è più ricco è andato disperso dagli scavatori clandestini e nelle diverse collezioni private. Molti sono i vasi geometrici del periodo arcaico


 
 

 
 
 

mercoledì 11 maggio 2016

epigrafe di santeramo - Velasius


Chi poteva essere il “v-ELASIU-s“ di anni 71 (epigrafe età imperiale) interpretato dal Mommsen?

ecco l'epigrafe:
D.M.S.
(v) ELASIV(s) * secondo il Mommsen
IMITIV
A - LXXI
ASI S - G
NVS - PA
B.M.F.

epigrafe rinvenuta in Puglia al confine con la Lucania (Santeramo)

Velasii, origine pompeiana (?)289, 1 attestazione:

􀀁 territorio di Caelia / Azetium (?), Santeramo in Colle

[--- V]elasiu[s] [Pr]imitiv[us], [Vel]asi[u]s G [- - - ]nus, I-II sec. d.C.

CIL IX, 6172, nonché qui § VII.1, n. 16.

289 Il gentilizio Velasius, non altrimenti attestato nella regio II e localmente, appare comunque raro: oltre che in questa iscrizione, i Velasii sono attestati in una iscrizione da Pompei (CIL IV, 9050a), in due iscrizioni parietali da Pompei (CIL IV, 9613; X, 1041) e in una iscrizione da Roma (CIL VI, 21355).

 
alcuni commenti:
DMS = Diis Manibus Sacrum
[V]ELASIV[S = Velasius
]IMITIV[ = [Pr] imitiu [s] ?
A-LXXI = annorum LXXI
HSE = Hic Situs Est
ASI[ ]S-G =Asi[niu]s ?
NUS-PA =??? – pa[tri suo] / pa[trono suo]
BMF = Bene merenti fecit

Attestazioni in epigrafia.
D.M. (senza S) e B.M. (senza F) sono già presenti in iscrizioni del I secolo (EDR 000007)
Il Sacrum di D.M.S. entra nel terzo secolo (EDR 000058). E nella stessa regione (Apulia = II ) dato che la lapide in oggetto è probabilmente quella che è stata trovata a Santeramo (BA).
Anche il “Bene merenti fecit/fecerunt/posuit” è attestato in lapidi del III secolo, stessa regione.
NVS non credo possa essere un’abbreviazione, mi convince di più che sia il termine di un nome in –anus/-enus, della riga precedente, ipotizzando il trattino come fine frase. Se fosse così, si potrebbe leggere:
ASI[ lacuna]S
G[lacuna?]NUS (Gallienus?)
PA
BMF
Ulteriori indagini. Credo che il Mommsen abbia preso un abbaglio sul nome Velasius. Penso piuttosto che si tratti di Gelasius o di Celasius. Entrambi i nomi sono presenti nella Regio II (Apulia) in diverse iscrizioni sepolcrali coeve. Mentre Velasius solo in una singola lapide, zona di Pompei. Dove il VEL etrusco ha significato, stando a quello che ci racconta Strabone e cioè che Pompei sia stata fondata proprio dagli etruschi.
La risposta del Prof. Schmidt
CIL IX 6172

D(is) M(anibus) s(acrum) / [- - - V]elasiu[s] / [- - - Pr]imitiv[us] / [vix(it)] a(nnos) LXXI[3] / h(ic) s(itus) e(st) / [- - - Vel]asi[u]s G[- - -] / [3]nus pa[tri] / b(ene) m(erenti) f(ecit)


Sfortunatamente, non ci sono altri note su Velasius Primitivus e suo figlio Velasius G[- - -]nus.

Cordiali saluti, Manfred Schmidt


dopo accurate ricerche che:
 

a)      Il gentilizio Velasius, non altrimenti attestato nella regio II e localmente, appare comunque raro: oltre che in questa iscrizione, i Velasii sono attestati in una iscrizione da Pompei (CIL IV, 9050a), in due iscrizioni parietali da Pompei (CIL IV, 9613; X, 1041) e in una iscrizione da Roma (CIL VI, 21355);

b)      Nel Dizionario Comparativo Latino-Etrusco di Massimo PITTU:

Velasius antroponimo da confrontare con quello etr. Velasna;

c)       W. Schulze, Zur Geschicte lateinischer Eigennamen, repr. Zürich - Hildesheim 1991, 103: Cf. Etr. velasnei CIE

d)       Velasius risponde non velasei ma velasnei (Studi Trentini di scienze storiche-Vol. 9 e 10 pag 15);

e)      La gens Velasna La donna sepolta nella tomba dei Papsina è una Velasnei Viscenei (studi etruschi , Vol 72, pag 175);

 
Al riguardo, è ipotizzabile che quel Velasius e suo figlio (epigrafe, arco temporale  I-II sec d.C) appartenessero a gente di origine etrusca??(antichi Commercianti che utilizzavano il corridoio adriatico),come relitto linguistico etrusco.
 
 
 
 
 
 
 

 

 
 
 
 


 
 

 
 

martedì 10 maggio 2016

Antica abitazione

ANTICA ABITAZIONE


Sono stato invitato a visitare un’antica abitazione privata, posta al di sotto del livello della strada di vari metri, la stessa è collocata nel centro più antico del paese (secondo un dettagliato studio scientifico, di cui la pubblicazione in seguito, all’interno di un insediamento romano/Lupatia romana, adiacente ad un centro peuceta/Lupatia peuceta.





Ad un metro circa di profondità dal calpestio della strada vi era un cortile, dallo stesso si dipartivano vari ingressi tutti ancora più profondi di circa 3 metri, alcuni ostruiti da terra di butto


E’ ragionevole pensare che il livello del cortile era ancora più basso, probabilmente riempito nel tempo. I "locali" liberi erano tre, mentre quelli ostruiti 2. Le foto sia scattate al soffitto, sia scattate alle pareti ( foto D- E - F) sono quelle di uno dei locali liberi e, la cosa sorprendente
sono quelle nicchie posizionate a partire da un metro circa dalla pavimentazione (foto G e H). Cosa rappresentavano quelle nicchie scavate nella roccia??
L’impasto è terriccio rosso (malta), è ragionevole ipotizzare che potrebbero trattarsi di colombari romani, secondo il parere, attraverso la visione del materiale fotografico dell’Archeologa Marisa De Spagnolis della Soprintendenza del Lazio. Ipotesi che sposerebbe il fatto che nelle vicinanze vi era una antichissima via (appurata da una cartografia del 1800), ora non più, cioè Via Colombaio (NON è una coincidenza).