giovedì 5 ottobre 2017

Storia del toponimo di Santeramo

STORIA DEL TOPONIMO SANTO ERAMO

fonti:

a) Il toponimo Sanctum Eramum compare per la prima volta in un documento “privilegio di Costanza”, conservato, in originale, nel Tabulario diSanta Maria la Nova, ed è datato Palermo 1196 dicembre, XVI Ind.
 
b)La pergamena del 1180 (Codice Diplomatico Barese) descrive “un monastero di Sant’Erasmo” nel territorio di Acquaviva, così come nel 1193, nel 1217, nel 1219 e infine nel 1249 (C.D.B.).Mentre compare l’agiotoponimo, ovvero il nome del martire Erasmo a partire dalla pergamena del C.D.B. del 1249, dove Innocenzo IV avverte l’arcivescovo di Bari che il monastero di sant’Erasmo è reintegrato nel possesso della “villa di sant’Erasmo” e nella successiva pergamena del 1255 diventa “casale di sant’Erasmo”.
 

Stando al Garufi (diplomatista e paleografo italiano), il documento più antico relativo a Santeramo risalirebbe al 1136 e nello stesso si fa menzione della chiesa di Sant’Angelo. Questo documento è stato recentemente studiato da Franco Dell’Aquila, mentre un’analisi della chiesa rupestre, sempre di Sant’Angelo è stata recentemente pubblicata da R. Caprara, il quale ha appurato la presenza di elementi rapportabili certo al sostrato culturale protobizantino e longobardo.
 A bocce ferme!! Partiamo dal documento del Garufi.
Riguardo al Garufi, il documento del 1136 riporta le due espressioni:
viam que venit a Bitecto et vadit ad Sanctum Eramum 
venit a gravina et vadit ad Sanctum Eramum
Premesso che, entrambe sono strade preclassiche che portavano sulla strada dell’eremo di Sant’Angelo, la prima era  il percorso enfatizzato NORD-SUD (Trani-Santeramo-Viglione-Metaponto) la seconda era il raccordo dell’antica via Peuceta che proveniente da NOCI, passava per MONTE SANNACE-SANTO MOLA, SANTERAMO, proseguiva per CASAL SABINI, ALTAMURA , GRAVINA.  Non c’erano altre strade principali.
Entrambi periodi, utilizzano la preposizione “ad”  (ad Sanctum Eramum). E’ possibile che la preposizione “ad” indichi qualcosa tipo “Sulla strada per…..”, appunto,  sulla strada della chiesa/ eremo /santuario/monastero di  Sant’ Angelo  (Eremo micaelico Longobardo) , anziché riferito ad un agglomerato di case, villaggio, casale, insediamento ecc. (quindi Santeramo come paese)
 questa tesi dovrebbe essere confortata dal seguente studio analitico:
a)      Il documento del 1136, è transunto del diploma del 1196, per cui il 1136 dovrebbe essere un falso, così come afferma il Prof.  Pietro DALENA: la falsità patente del documento del 1136 è di ordine diplomatistico e giuridico;
b)      In un documento del 1195 C.D.B.  (cioè un anno prima del 1196) riporta una descrizione dettagliata del territorio di Santeramo, con vari toponimi dell’area, di cui uno in particolare: que venit ad lacumetanum et vadit ad curtem defica.
Il toponimo lacumetanum oggi Via Magna Grecia (dove abito ora) è, a circa un km dall’attuale centro storico (paese vecchio di Santeramo), per cui se esisteva un villaggio/casale/insediamento/agglomerato urbano, sarebbe stato menzionato nel diploma e, sarebbe stato menzionato il nome di quel paese;
c)       Guidone, il cartografo Bizantino, che si presumeva  essere Pugliese per le sue conoscenze del territorio, nel 1119 riporta ancora LUPATIA ( opinione comune tra gli Autorevoli studiosi) ricordata nella Tabula Peutingeriana e nell'Itinerarium Provinciarum di Antonino, da cui lo stesso Guidone, ricava le sue informazioni. E’ probabile che l’insediamento conservasse ancora il relitto toponomastico di LUPATIA (distrutta come le altre città della Peucetia), da cui Guidone ricava l’informazione, diversamente avrebbe inserito altro nome indicando appunto il luogo ove sorge l’attuale Santeramo.
Ora analizziamo un altro percorso storico contestuale, ai fatti delle due pergamene ovvero del 1195 e 1196 (la 1136 è un falso).
Intorno al XII secolo è menzionato un monastero di Sant’Erasmo , non si conosce l’esatta ubicazione, ma presumibilmente nel territorio tra Acquaviva e Santeramo, quest’ultimo territorio, appunto di Santeramo era di pertinenza di Acquaviva (Santeramo o altro toponimo non esisteva). E’ affatto discrasico l'accostamento al martire erasmiano il cui culto venne rinfocolato dalla fine dell'XI secolo, nella nuova temperie politica normanna che favorì l'aggregazione demica attorno a luoghi di culto precedentemente bizantini che risultavano dismessi o abbandonati del tutto (chiese monastiche, piccoli monasteri etc.).
Conclusione:
E’ probabile che i due toponimi: Santo Eramo (riferito all’eremo S.Angeli)  e Sancto Erasmi (riferito al monastero benedettino a seguito della politica espansionistica normanna) si siano avvicendati . Sulle carte rinascimentali era riportato S.ERMO o ERAMO, mentre sugli atti notarili ed ecclesiastici S.Erasmi. Creando una confusione. Perfino il Danti, riporta il toponimo S. Ermo, cartografo dai colori vivaci, dalla perfezione del disegno, dalla precisa denominazione di luoghi, in greco e in latino, dalla posizione esatta dei luoghi,  insomma la realizzazione di una corografia esatta.
Resta il fatto che, Santeramo, trae il suo toponimo originale da SANTO ERMO, ovvero Ermo (santo), e, non da Sant’Erasmo, che se cosi fosse non avrebbe mutato in Santo Eramo (abbiamo casi di toponimi di Sant’Erasmo che non hanno mutato in un millennio).
Anche sulle carte rinascimentali, a partire dal MAGINI, poi Gabriel, Sanson, Guillaume, Bodenehr


 
Le storie municipali e le fantasie intorno al martire erasmiano,  hanno contribuito ad rafforzare la tesi della provenienza erasmiana.
Le ideologie politiche e religiose con la loro presunzione, orgoglio e ignoranza, hanno fatto e fanno disastri, manipolando la realtà, la deformano sul loro modello artificiale e innaturale, stravolgono il senso storico delle cose. Intravvedono cose inesistenti e non vedono le semplici cose che ci sono. La chiesa per allargare i domini abbia volutamente “battezzato” con l’agiotoponimo una comunità già esistente, "spegnendo" il significato del suo antico toponimo.