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domenica 15 agosto 2021

Santeramo e l'antica cinta muraria fortificata

SANTERAMO e, l’Antica Cinta Muraria Fortificata

 con Torri Squadrate

                                             (XII secolo??) 


   Carta Aragonese – Originale conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi.

Mentre cercavo in rete notizie sul Lago di Santeramo (studi citati nella pubblicazione Sull’Antica Lupatia, che dovrebbe in parte corrispondere a partire dall’attuale villa comunale) unica descrizione in Economia Rustica di Luigi Granata, agronomo ed economista del Regno di Napoli, Volume I, pag 218 – Napoli 1830: di laghi se ne contano tre, e poco considerevoli: cioè due nel distretto di Altamura; il primo detto LAGO DI BATTAGLIA fra Altamura e Cassano, il secondo senza nome nel territorio di S. Eramo.

Mi sono imbattuto nelle cosiddette Carte Aragonesi (mappe aragonesi), con una quantità di toponimi e microtoponimi del Regno di Napoli, ricopiati da mano misteriosa, presumibilmente nella seconda metà del XVIII imitando un modello. Queste antiche e preziose carte furono riscoperte da Vladimiro Valerio circa tre decenni fa nella Bibliothèque Nationale de France  a Parigi e nell’Archivio di Stato di Napoli, ormai da diversi anni sono al centro del dibattiti e ricerche. Attualmente, si citano diversi contributi scientifici sull’utilizzo delle stesse anche per finalità archeologiche. Queste mappe si rilevano molto preziose per l’elevato numero di toponimi, relativo ad elementi antropici e naturali, che sanno raccontare un paesaggio in cui si fondono e sovrappongono riferimenti antichi e medievali.

Le Mappe Aragonesi sono caratterizzate da una prospettiva a volo di uccello: in tale raffigurazione il suolo viene riprodotto come se fosse osservato con un angolo visuale di 45°, genericamente rivolto verso sud. Questa rappresentazione prospettica, unita ad una deformazione e imprecisione geografica delle Mappe, rende quasi impossibile la sovrapposizione delle stesse sulla contemporanea cartografia. Di conseguenza, per una ben più facile lettura e interpretazione, è opportuno utilizzare un software come Google Earth, il quale permette una visualizzazione tridimensionale del paesaggio e di osservare il terreno attraverso una prospettiva a volo di uccello.

L’analisi delle antiche carte geografiche aragonesi necessita di un approccio olistico che si ponga, quindi, ben oltre la mera lettura corografica. Mediante un approccio interdisciplinare, diacronico e sincronico, lo studio delle Mappe si rivela estremamente proficuo per la ricostruzione del paesaggio storico e per il rinvenimento

di antichi centri perduti. L’individuazione del sito archeologico in località Tempa dei Greci, probabilmente Aontia, permette di leggere chiaramente quanto questo ricco patrimonio cartografico continui a comunicarci. La posizione dominante dalla quale era consentita l’osservazione di un ampio areale, la presenza di sorgenti e la collocazione all’interno di un antico sistema viario, si configurano come caratteristiche distintive degli insediamenti lucani; si tratta degli stessi caratteri che contraddistinguono l’altura di Tempa dei Greci. È auspicabile, in futuro, l’avvio di progetti di ricerca sul campo (survey e scavi archeologici) e di indagini non invasive (prospezioni geofisiche) finalizzate alla scoperta di un antichissimo insediamento scomparso, la cui punta dell’iceberg è rappresentata da un tratto di cinta muraria di probabile origine lucana.

A quale scrittura e a quale epoca rimanda il modello, o la commistione di modelli, che riusciamo ad individuare? Le iniziali sono redatte in scrittura maiuscola e il resto del testo di ciascuna parola in minuscola. Le peculiari modalità di esecuzione, caratterizzate dal fenomeno imitativo e dalla semplificazione collocherebbe il modello in un lasso cronologico preciso che va dalla seconda metà del XII al XV secolo, lasso nel quale è ascrivibile lo sviluppo di tale scrittura [1] 

[1]Antonella Ambrosio – La scrittura delle mappe Aragonesi Riflessioni ed ipotesi.

 

Al riguardo ho cercato in rete un Autorevole studioso, il Prof. Fernando La Greca

Dalla corrispondenza con il Prof. La Greca

Gent.mo Dott. Vito Zullo,

Le allego un dettaglio di una mappa aragonese inedita della Puglia, conservata a Parigi, con l'area di suo interesse. La cittadina è denominata S.to Eramo, e presenta una certa importanza, con una cinta fortificata.

Stiamo lavorando ad un Atlante delle mappe aragonesi, che potrebbe uscire per fine anno; il reticolo che vede sulla carta non è originale, ma è stato aggiunto in lavorazione per consentire poi di ritrovare i toponimi.

Finora, relativamente a queste mappe sono state studiate solo alcune zone della Campania; tuttavia nei libri pubblicati e indicati qui sotto potrà trovare anche notizie generali su queste mappe e sulla loro interpretazione.

Cordialmente

Fernando La Greca

Dr. Fernando La Greca
Ricercatore L-ANT/03 (Storia Romana) 
Professore aggregato di Storia Romana
Dipartimento di Studi Umanistici
Università degli Studi di Salerno
Via Giovanni Paolo II, 132
84084 Fisciano (SA)
Italia

Gent.mo

Una delle misteriose particolarità di queste carte è che riportano l'aspetto fisico e idrografico del territorio di molti secoli fa, probabilmente di età medievale, se non prima, in un momento in cui c'era abbondanza di acque.

Se guarda con attenzione la carta che le ho inviato, vedrà che intorno a Santeramo ci sono non uno ma due laghi.

Uno si trova a destra di Santeramo, presso il "Casale della Corticella", e il lago, probabilmente con una sorgente, dà origine a un fiume.

L'altro lago, piuttosto grande, si trova più in alto rispetto a Santeramo, in mezzo alle colline, ed ha accanto i villaggi di Poggio e di Battallia.

Altri piccoli laghetti-sorgenti si vedono a sinistra di Santeramo, e anche questi danno origine a un fiume. Accanto c'è il toponimo "Anticallie" che, più che un villaggio, sembra indicare delle rovine archeologiche.

Per quanto riguarda il posizionamento degli elementi sulla carta, tenga presente che questi antichi cartografi non sono precisi ma approssimativi, e tuttavia abbastanza corretti per quanto riguarda l'area.

Nello specifico, gli elementi intorno a Santeramo si trovavano senza dubbio in quell'area, ma potrebbero essere stati disegnati in modo approssimativo, in un luogo diverso da quello reale, più a destra o più a sinistra, più in alto o più in basso. Spero che queste osservazioni possano essere utili.

Mi faccia sapere i risultati delle sue ricerche.

Cordialmente

Fernando La Greca

Buon pomeriggio gentile Prof La Greca,

ho prestato molto attenzione alla carta inviatami, preziosissima, in quanto conferma alcune situazioni, anche archeologiche, di ciò che altri autori riportano nei secoli successivi (F.M. Pratilli e le carte rinascimentali – G. A. Magini).

 

Riguardo al lago di destra di Santeramo, direzione Est, sinceramente, dalle consultazioni delle carte, da Magini in poi, quella formazione ben evidente sulla carta aragonese come “lago”, è sempre stata indicata con il toponimo “cortelafico”, mai come LAGO (veda l’allegato carta del Magini, ma in tutte le altre mappe a seguire, è sempre la stessa situazione toponimica). Anzi, le dirò di più, è la prima volta che mi trovo difronte al toponimo “Casale della Corticella” (sono diversi anni che analizzo le carte e le fonti).

Nelle carte rinascimentali a partire dal Magini, al di sotto del toponimo Cortelafico viene sempre riportato o Pozzo Moricchio o fiumicello Moricchio, affluente principale (descritto da Rampoldi in Corografia dell’Italia, volume 3, pag 342) del fiume Lato o Lieto che giunge a Taranto.

 

La carta aragonese, più antica (1400 circa, presumo) descrive la realtà idrografica del luogo, ovvero:

Doveva esserci un lago (che fino adesso si ignorava) sicuramente di natura carsica (mi sono dimenticato che Santeramo è posizionato nell’altipiano delle Murge, di origine tettonica) il suo nome? Non lo sappiamo (è importante capire l’etimo dei due toponimi nelle vicinanze, di cui uno scomparso: Cortelafica o Casale della Corticella).

Da questo lago si generava un fiumicello (Moricchio e pozzo) che terminava nel fiume antichissimo il Lato/Leto/Lieto (Nicola Corcia, terzo tommo, Storia delle Due Sicilie, dice che il nome Lato fu coniato dai Greci).

 

L’altro Lago in alto a Santeramo, direzione Nord, è il lago di Battaglia, conosciuto è riportato su tutte le carte rinascimentali fino all’impaludamento (ora scomparso). Descritto dal Rampoldi.

Di notevole interesse è invece il toponimo Anticallie che, più che un villaggio, sembra indicare delle rovine archeologiche (così come lei dice). CONFERMO! (allego cartografia)

Effettivamente, questa carta aragonese, conferma che in quell’area c’erano delle rovine antichissime, mure antiche rovinate, né fa cenno il Pratilli, nella:  Della Via Appia riconosciuta e descritta da Roma a Brindisi, pag 89.

 

Professore La Greca, il luogo anticamente chiamato Anticallie  o Anticaglie (del Pratilli) corrisponde al sito archeologico che va dal Neolitico (con tracce della preistoria) all’età dei metalli: Villaggio neolitico trincerato di Masseria Fontana di Talvo o Tavola.

Ahimè, questo sito, studiato e segnalato da me alla Soprintendenza dal 2010, nonché, una tesi di laurea magistrale coadiuvato dal Prof. Donato Coppola (noto Paleontologo)……mai indagato, lasciato a sé, nonostante la disponibilità del proprietario del terreno (bèh questa è altra storia).

 

Prof. Potrebbe leggermi bene il toponimo che si trova sotto anticallie, a destra del rivolo, io leggo: ginestruola (potrebbe essere importante, poiché nelle adiacenti zone ci sono altri siti archeologici, tenga presente che scorreva la Via Appia Antica).

 

Ultima curiosità, ho notato che nella carta aragonese, Santeramo è disegnata con una cinta muraria fortificata, mentre la vicina città di Altamura, città più grande, n’è priva. Come spiega? (Altamura venne edificata ed ampliata da Federico II di Svevia, forse in contrasto con gli Aragonesi??)

 

Grazie dell’attenzione

Buona giornata.

Vito Zullo

 

 

Gent.mo

Provo a rispondere, partendo dai toponimi.

Il toponimo che ha letto è Ginestuola, ma tenga presente che queste carte sono state copiate e ricopiate, e quindi gli errori di trascrizione possono essere tanti. Non so quale possa essere la versione corretta.

Stessa cosa dicasi per gli altri toponimi. A sinistra c'è Riciano. Sotto, Tolve. Tornando a destra, accanto al laghetto di Santeramo, c'è Corte della Fica. Un po' più sotto, Cisterna moresca.

Queste carte, solitamente, riportano toponimi locali molto antichi e a volte sconosciuti.

Veniamo alle mura. Altamura sulla carta non ha mura di cinta, ma nella parte alta del paese, un po' isolata, si vede una torre, che può indicare una fortificazione o un castello. Un castello che protegge una città non fortificata? E quando?

Accanto alla torre, c'è un segno grafico che sembra un triangolo a scalini senza la base: viene utilizzato su queste mappe per indicare dei ruderi antichi o resti archeologici.

Saranno le mura megalitiche? Forse. Comunque Altamura, mi sembra (leggo da wikipedia, ma lei ne sa sicuramente più di me e può correggermi) ebbe il suo muro di cinta dal 1285.

Ecco, secondo noi gli originali di queste carte sono precedenti. Risalgono a un tempo in cui i rapporti fra le città e le loro caratteristiche erano diverse.

Poi sono state ricopiate più volte, anche da persone ignare dei luoghi, ma che hanno conservato la rappresentazione fisica dei luoghi, hanno conservato il disegno, ed hanno casomai aggiunto qua e là qualche nuovo toponimo.

Non conosco nei particolari la storia di Santeramo. Faccio un'ipotesi, poi lei me la conferma oppure no: le mura di Santeramo sono più antiche di quelle di Altamura, ovvero il centro medievale di Santeramo era fortificato e/o accentrato con un grande castello o monastero, già da molto tempo prima. Guardando con attenzione, si vedono torri squadrate, e un frontale con finestre che potrebbe essere un palazzo, un castello o un monastero. All'interno, due campanili con croci, dunque almeno due chiese molto antiche. Per Altamura si vede un solo campanile.

Mi faccia sapere. E la ringrazio molto perché, con questi dettagli, mi dà un grande aiuto nello studio delle mappe.

Le allego altri due spezzoni di carte. Una dal Magini, più dettagliata, dove si vede con chiarezza che il toponimo Cortelofico è collegato a un laghetto.

L'altro spezzone è da una carta di Rizzi Zannoni del 1769, che più o meno riprende le mappe aragonesi (allora furono scoperte).

Cordialmente

Fernando La Greca

 

 

Gentilissimo Prof. La Greca,

la Sua Autorevole analisi è preziosissima, andrebbero a confermare quei pochi elementi su alcuni studi di Santeramo antica. Ovviamente, essendo Lei un esperto conoscitore delle mappe aragonesi, delle rappresentazioni grafiche (icone) ha potuto leggere in “Santeramo”, quelle entità, quegli elementi, che sono riscontrabili in casi simili di città antiche.

Prima di affrontare la Sua analisi dettagliata e della Sua ipotesi, vorrei brevemente raffigurare la storia di Santeramo – antica.

Santeramo fù un centro della Peucezia, che insieme ai Messapi e i Dauni formavano il popoli dei Japigii.

Opinione comune tra gli Autorevoli studiosi, soprattutto di lingua germanica, Santeramo era l’antica città di Lupatia. Circa la data di fondazione di Lupatia, o meglio della nascita del poleonimo, va ipotizzata a cavallo fra il IX e la fine del VII secolo a.C. Considerati i numerosi altri toponimi intorno a Canosa e la loro supposta origine chiuso-perugina, parrebbe piú probabile una datazione alta. Ma questa, ovviamente, richiede ulteriori riscontri. (allego uno stralcio di una pubblicazione di cui sono il coautore, dal titolo: Sull’Antica Lupatia – edizione Progedit Bari)

la dott.ssa Depalo della Soprintendenza di Taranto responsabile dell’unico scavo in Santeramo nel centro storico: «La fase protostorica di Santeramo, caratterizzata dalla presenza di ceramica Japigia e dalla persistenza di forme in impasto levigato di tradizione proto-villanoviana, trova numerosi elemento di confronto nella fase di Gravina I, datata dallo 825 al 725 a.C. E, in particolare, significativi sono i numerosi e puntuali confronti, con i motivi decorativi riscontrati nella ceramica geometrica di Gravina, di recente inserita dallo Yntema nella fase più antica della produzione Japigia, datata in un arco cronologico che va dal IX agli inizi dello VIII secolo a.C. Le analogie con Gravina I non sono evidentemente casuali, se si considera la posizione dei due collocati, come i vicini centri di Altamura e Monte Sannace, nell’entroterra della Peucezia, al margine dell’altopiano murgico, etc etc.»

Sarebbe stato molto utile approfondire il perché si faccia riferimento a «persistenza di forme in impasto di tradizione proto-villanoviana» senza dare una spiegazione del perché.

Probabilmente per le motivazioni che il Colelli* ben evidenzia nella premessa del suo lavoro. Ma il Colelli ci offre anche spunti di maggior precisione analizzando i reperti di ceramica da impasto nello scavo della De Palo: ci dice che si tratta di «diversi frammenti in impasto nero di ‘ciotole con orlo inflesso’; nel testo è segnalata la presenza anche di esemplari con ‘costolature oblique’. La cronologia generale dei contesti di riferimento è compresa fra il IX e l’VIII secolo a.C.» E parlando delle ciotole con orlo inflesso precisa che «Questo genere, emblema della produzione fine, sembra essere caratteristico di tutta l’Italia meridionale e centrale (Etruria, Osteria dell’Osa) ma è ben attestato anche nelle regioni settentrionali fino al Veneto».

*C. Colelli (2012) “L’evoluzione delle popolazioni indigene dell’Italia meridionale e le dinamiche interne ad esse, sono state in passato spesso trascurate a favore di una visione ellenocentrica, volta ad indagare le genti italiche solo in funzione di una maggiore comprensione dell’elemento portatore di una cultura dominante e perciò considerata superiore”. Tesi di dottorato presso l’Università di Groningen.

Ritornando all’esame iconografica da Lei descritta:

……..le mura di Santeramo sono più antiche di quelle di Altamura, ovvero il centro medievale di Santeramo era fortificato e/o accentrato con un grande castello o monastero, già da molto tempo prima. Le chiedo…….fortificato già da molto tempo prima…….Da quando secondo Lei??Potrebbe ipotizzare una data approssimativamente, sulla base della Sua Autorevole professionalità ed esperienza. Le posso dire, al riguardo, che mi capito tra le mani un documento notarile del 1500 dove il centro storico veniva indicato con…..BORGO o TERRA VETERA! Qualche studioso da me interpellato, asseriva che il termine VETERE potesse portare indietro nel tempo di un paia di centinaia di anni (1500 – 300 anni), mentre qualcuno addirittura molto prima dell’anno 1000 (quest’ultima ipotesi calzerebbe sulla Sua, ovvero sulla fortificazione da molto tempo prima.

……Guardando con attenzione, si vedono torri squadrate. Le torri squadrate risalgono, anche, all’età ellenistica, le città greche prediligevano quelle rettangolari o quadrate.

……un frontale con finestre che potrebbe essere un palazzo, un castello o un monastero. Su questi elementi si dovrà capire, se contestualizziamo al periodo ellenistico, se trattasi di edifici pubblici.

…..All'interno, due campanili con croci, dunque almeno due chiese molto antiche. Le due chiese antiche? Le poche fonti parlano di una chiesa romanica datate intorno XIII secolo e di un’altra del XV, infine una cappella XII.  Ammenoché quelle menzionate erano state rifatte su quelle due chiese molto antiche.

Nell’ultima pagina del PDF c’è una cartografia di Santeramo del 1700, la stessa è molto distante, iconograficamente, da quella rappresentata nelle carte aragonesi.

Attendo Sue notizie.

Grazie ancora della disponibilità.

Buona serata

 

 

Gent.mo

La parte fisica delle carte potrebbe essere davvero molto antica, di età romana, ma la parte con i toponimi e gli insediamenti sicuramente no.

Penso che per questi dati, e anche per la raffigurazione di Santeramo, non si possa andare più indietro dell'anno 1000, all'incirca.

Anche i dettagli delle raffigurazioni spesso sono approssimativi; questo dipende dai copisti che di volta in volta vi hanno lavorato; in genere però rispettano i disegni precedenti.

Assolutamente va escluso il periodo ellenistico-romano per i vari centri.

Quando ci sono resti antichi, sono segnalati dalla dicitura "ruine" o "diruto" o da un simbolo grafico.

Cordialmente

Fernando La Greca


Particolare della Carta Aragonese – Originale conservata nella Biblioteca Nazionale di Parigi. E’ ben visibile la rappresentazione grafica della cinta muraria fortificata con tre torri squadrate e due chiese all’interno. (la carta ricevuta grazie al Prof. Fernando La Greca, esperto delle carte ARAGONESI.

Nella stessa carta aragonese ho notato la città di Altamura priva di cinta muraria con una chiesa (fatta eccezione di un simbolo [mulino a vento] che dovrebbe, secondo il Prof. La Greca, riferirsi ad un sito archeologico – le mure megalitiche?) rispetto a Santeram con cinta muraria fortificata, con tre torri squadrate e due chiese.

Altamura ebbe il suo muro di cinta nel 1285 voluto da Federico II, per cui la rappresentazione grafica  Santeramo era un centro importante probabilmente fù fortificato a seguito della seconda colonizzazione dei Bizantini, oppure ancor più antico? (sono in corso studi)


     la cinta muraria (ben visibile con contrasto di colore) 


Linea arancione probabile tracciato dell’antica cinta muraria ( resti di muratura con blocchi squadrati sono stati rinvenuti nell’abitazione del proprietario Luca Pontrandolfo). Mappa del 1879

 

mappa dello scavo del 1980 orti di Adelaide Giandomenico nei pressi della chiesa del Carmine-

Nel 1980 la Soprintendenza di Taranto effettuo degli scavi.

la Depalo responsabile dello scavo: «La fase protostorica di Santeramo, caratterizzata dalla presenza di ceramica Japigia e dalla persistenza di forme in impasto levigato di tradizione proto-villanoviana, trova numerosi elemento di confronto nella fase di Gravina I, datata dallo 825 al 725 a.C. E, in particolare, significativi sono i numerosi e puntuali confronti, con i motivi decorativi riscontrati nella ceramica geometrica di Gravina, di recente inserita dallo Yntema nella fase più antica della produzione Japigia, datata in un arco cronologico che va dal IX agli inizi dello VIII secolo a.C. Le analogie con Gravina I non sono evidentemente casuali, se si considera la posizione dei due collocati, come i vicini centri di Altamura e Monte Sannace, nell’entroterra della Peucezia, al margine dell’altopiano murgico, etc etc.»

Sarebbe stato molto utile approfondire il perché si faccia riferimento a «persistenza di forme in impasto di tradizione proto-villanoviana» senza dare una spiegazione del perché.

Probabilmente per le motivazioni che il Colelli* ben evidenzia nella premessa del suo lavoro. Ma il Colelli ci offre anche spunti di maggior precisione analizzando i reperti di ceramica da impasto nello scavo della De Palo: ci dice che si tratta di «diversi frammenti in impasto nero di ‘ciotole con orlo inflesso’; nel testo è segnalata la presenza anche di esemplari con ‘costolature oblique’. La cronologia generale dei contesti di riferimento è compresa fra il IX e l’VIII secolo a.C.» E parlando delle ciotole con orlo inflesso precisa che «Questo genere, emblema della produzione fine, sembra essere caratteristico di tutta l’Italia meridionale e centrale (Etruria, Osteria dell’Osa) ma è ben attestato anche nelle regioni settentrionali fino al Veneto».

*C. Colelli (2012) “L’evoluzione delle popolazioni indigene dell’Italia meridionale e le dinamiche interne ad esse, sono state in passato spesso trascurate a favore di una visione ellenocentrica, volta ad indagare le genti italiche solo in funzione di una maggiore comprensione dell’elemento portatore di una cultura dominante e perciò considerata superiore”. Tesi di dottorato presso l’Università di Groningen.

L'abitazione di Luca Pontrandolfo, dove fu rinvenuto una epigrafe.
La muratura formata da grossi blocchi squadrati ed irregolari poggiava su base rocciosa di circa 30 cm di profondità.
La muratura (cinta) seguiva l’andamento della stradina, ovvero la ricalcava 
Il cerchio giallo rappresenta l'area dello scavo della Soprintendenza del 1980.
Il tratto rosso (lungo) rappresenta la muratura con blocchi squadrati dell'abitazione di Luca Pontrandolfo. Il tratto rosso (corto) rappresenta la muratura di un'altra abitazione.



La seconda cinta muraria realizzata 1576 circa, ad opera del Marchese Ottavio Caraffa feudatario di Santeramo

Nel 1576 Santeramo fu interessata da un nuovo piano urbanistico. Il marchese Ottavio Caraffa fece costruire il palazzo marchesale o castello in una zona precedentemente occupata dalle vigne. Con questa costruzione, che per il marchese fu dimostrazione di potenza e ricchezza, si doveva rispondere anche ad esigenza di difesa del centro abitato. Tale castello, infatti, era circondato da un fossato e l’intero borgo fu dotato di cinta muraria con tre torri nei punti strategici e due porti, uno vicino al castello, l’altra verso il lago MetanoIn tutti gli atti notarili antichi, indicano il piccolo centro come Burgo o Terra Vetere (terra antica), si riferiva al piccolo centro (forse la Lupatia) all’interno della prima cinta muraria fortificata


Abitato del 1955 – mappa Santeramo particolare


I TOPONIMI riportati sulla mappa aragonese.

ANTICALLIE - toponimo

Particolare della mappa con l’indicazione del toponimo Anticallie

Anticallie in questa mappa è posizionata a Nord di Tolve (stranamente), mentre sulle fonti letterarie antiche (Pratilli ….) scrive che il toponimo si riferisce ai ruderi, mura di masseria fontana di Talve (attuale masseria fontana di tavola). Quindi a quale insediamento antico corrisponderebbe il toponimo Anticallie delle carte aragonesi? In corrispondenza del toponimo Anticallie sono state disegnate quattro piccole casette dipinte in rosso, il che significherebbe, in base alla lettura canonica delle antiche carte, la presenza di un piccolissimo abitato, il quale risulta tra i più piccoli raffigurati in tutta l’area. Questo minuscolo nucleo insediativo si colloca a valle di un’altura, a pochissima distanza da quattro laghetti che confluiscono in un rivolo che scorre giù tra le alture fino a raggiungere l’insediamento di Tolve (formato da quattro piccole casette in rosso e da una chiesa. A destra del rivolo troviamo a valle un nuovo toponimo Ginestuola (sconosciuto sulle carte rinascimentali e nella letteratura antica) , mentre a sinistra, questa volta sull’altura troviamo il toponimo Riciano ( anch’esso sconosciuto).




GINESTUOLA – toponimo scomparso
 
RICIANO – toponimo - Questo toponimo si riscontra nell’area di Siena (Toscana) 

Da notare la rappresentazione grafica di “ruderi” - elemento importantissimo che conferma un antico insediamento. E' accertato che in fontana di tavola è sede del  VILLAGGIO NEOLITICO TRINCERATO  VIII millennio a.C.



Da notare che i toponimi TOLVE ed ANTICAGLIE (sulle mappe Aragonesi) dono DISTINTI, per cui è ragionevole ipotizzare che Anticaglie si riferisse ad un centro più a Nord di masseria Fontana, forse in zona TERRANOVA, dove abbondano tracce di ceramica peuceta e sedi di un villaggio neolitico trincerato (masseria Conte).








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